GIORNATA DELLA MEMORIA 2018
Tradizionale percorso storico guidato di primo livello
Ritrovo sotto i portici di Borgo Maggiore ore 20,00 e, dopo presentazione della serata da parte della giornalista Angela Venturini che fa parte anche del Consiglio Direttivo della associazione, partenza per le gallerie Borgo e Montalbo, il sentiero da Poggio Castellano a Ca’Giangi, quindi risalita in Città fino al piazzale del Crocifisso, visita ai luoghi del bombardamento ed al ghetto ebraico ed infine rientro a Borgo Maggiore attraverso la Costa dell’Arnella per un ristoro, a base di dolci e vin brulè, sotto il porticato. Arrivo previsto per ore 23,00 - 23,30.
Trascriviamo di seguito l'intervento di Angela Venturini sulle vicissitudini legate al rimborso a San Marino dei danni di guerra da parte della Gran Bretagna.
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SERATA DELLA MEMORIA 27 GENNAIO 2018
Perché siamo qui. Perché i luoghi conservano le emozioni che li hanno attraversati e noi, questa sera, passeremo attraverso le gallerie che ospitarono decine di migliaia di sfollati, passeremo nei luoghi del bombardamento dove morirono 63 persone, attraverseremo il ghetto degli ebrei.
Quante emozioni, quante storie, belle, brutte, eroiche, vigliacche, quanta fame, miseria, speranze, attraversarono questi luoghi, che ancora ci trasmettono la loro memoria profonda.
Da molti anni ormai la Genga celebra questo rito collettivo, che è una sorta di pellegrinaggio non tanto per esprimere una solidarietà ormai inutile; quanto per conoscere, per capire, per trasmettere ai più giovani il messaggio che con la violenza, la cattiveria, non si costruisce niente.
Questo, io credo, che sia il significato più profondo di questa giornata della memoria.
Ci sono tante persone appassionate di storia che conoscono tutte le battaglie che furono combattute in questi luoghi. Qui passava la Linea Gotica (Gotenstellung) ideata dal feldmaresciallo Kesserling per fermare l’avanzata degli alleati. Cominciava a Fano, saliva verso Rimini e la Romagna, attraversava gli Appennini e arriva fino a Massa Carrara, le Alpi Apuane.
Nel 1944 gli alleati predisposero l’operazione Oliva, un piano strategico di attacco per cercare di sconfiggere i tedeschi.
In quell’operazione, Rimini subì 400 bombardamenti, l’abitato fu distrutto per il 98 per cento. I paesi qui vicino, come Gemmano, furono rasi praticamente al suolo. Le popolazioni sfollarono dove poterono. In gran parte varcarono i confini della Repubblica di San Marino, perché era neutrale e quindi al di fuori della linea di attacco.
Già nel febbraio 1941, il governo di San Marino manda una lettera a Londra. Addirittura attraverso gli Stati Uniti, preoccupandosi di far sapere che la Repubblica è neutrale. Lo vuol far sapere in maniera molto chiara, tant’è che scrive: “… di comunicare informalmente all’Ambasciata Britannica l’assicurazione che noi siamo non in guerra con il Regno di Sua Maestà”.
Arriviamo nell’agosto del 1943. Il fascismo è caduto, anche a San Marino, che deve fare le elezioni per eleggere un governo di emergenza. Qualcuno si accorge che in certi documenti inglesi c’è scritto che San Marino si considera in guerra con l’Inghilterra. Subito si attiva la diplomazia per far correggere l’errore e il Foreign Office avvia addirittura un’indagine per capire dove si fosse generato l’equivoco.
Nonostante ciò, il 26 giugno 1944, San Marino viene bombardato dagli aerei inglesi. Perché? Cosa era successo?
Non vi racconto gli aspetti militari del bombardamento, che tanti già conoscono, ma vi racconto il dopo e, soprattutto, il lunghissimo percorso che San Marino ha dovuto fare per riuscire ad ottenere il risarcimento.
Vi parlo di questo aspetto della storia sulla scorta di una bellissima conferenza che la professoressa Valentina ha tenuto al salotto letterario di Villa Manzoni. Lei ha parlato un’ora e mezza. Io cercherò di sintetizzare il tutto in pochi minuti.
Il giorno dopo il bombardamento, i Sammarinesi si attivano subito per chiedere la solidarietà internazionale, per far sapere al mondo quello che è successo. I mezzi sono quelli che sono. Pochi. Dal Vaticano, dalla Svizzera, dalla Svezia, vengono tantissime attestazioni di solidarietà. Anche di altri Paesi ci sostengono contro questa aggressione, che viene ritenuta da tutti ingiustificata.
Scrivono anche dal comando alleato, ma nelle comunicazioni interne tra statunitensi e inglesi, depositate negli archivi, si ammette l’errore e si precisa che si rispetterà la neutralità di San Marino, ma se le necessità della guerra lo esigono, passeranno anche sul territorio sammarinese.
La guerra continua, a settembre passa il fronte e valica anche i confini di San Marino. Gli inglesi sanno da subito di avere compiuto un’azione che sarebbe stata criticata da tutta la comunità internazionale, quindi si tutelano.
Viene dato l’ordine ai soldati inglesi di essere presenti sul territorio sammarinese. Vi rimarranno a lungo perché non è che, passato il fronte, tutto si risolve. Tra l’altro San Marino stava ospitando circa 100 mila sfollati, che bisognava proteggere e gestire.
Il prosieguo della guerra sarà molto complicato, l’Avanzata sarà lentissima, estenuante. Tatticamente, gli inglesi decidono di tenere sotto controllo il Titano. Quindi, oltre alle migliaia di persone che cercavano protezione dal conflitto, con tutte le difficoltà del caso, abbiamo dovuto tenerci anche gli inglesi fino a novembre
Nel frattempo, a Londra, non stanno fermi e si attrezzano perché sanno benissimo che arriverà una richiesta di risarcimento. Viene predisposto un report per sapere cosa è successo il 26 giugno, si intervistano addirittura le persone. Il tentativo è di dire che sul Titano c’erano i tedeschi che si stavano strutturando militarmente all’interno del nostro territorio.
Preparano anche una stima dei danni: 10 milioni e 300 mila lire, e la mettono da parte.
Anche i Sammarinesi non stanno fermi, nonostante la situazione drammatica in cui si trova il Paese, bombardato, attraversato dal fronte, l’agricoltura distrutta, la popolazione decimata e stremata, una situazione economica e politica difficilissima. Nel ’45 ci sono di nuovo le elezioni, viene eletto un governo socialcomunista. Accade in molte amministrazioni italiane, come reazione al fascismo e alle sofferenze della guerra.
Il 16 ottobre del 1945 parte la prima richiesta ufficiale di risarcimento, redatta con tutti i crismi e con i calcoli tecnici eseguiti da Gino Zani, considerando sia il bombardamento, sia il passaggio del fronte per tutto il periodo del conflitto. Totale 732 milioni.
Di fronte a una stima inglese esagerata per difetto, forse da quest’altra parte si è esagerato per eccesso,
Forse, la cifra giusta stava a metà strada.
Per quanto riguarda il risarcimento, negli anni tra il ’45 e il ’49 non si muove nulla per un motivo molto chiaro: i Sammarinesi avevano presentato le loro richieste agli Alleati.Fino al ’48 gli Americani tengono la situazione in stand by, fintanto che dichiarano che loro non intendono subentrare nell’eventuale indennizzo perché non si reputano responsabili, visto che l’azione specifica del bombardamento del 26 giugno era stata fatta dagli inglesi, e se ne chiamano fuori.
Nel ’49 diventa chiaro che il dialogo è specificatamente: San Marino – Gran Bretagna.
Ma nel ’49 San Marino è di nuovo in campagna elettorale, quindi di cambiamento politico. Gli inglesi ci osservano da lontano con grande attenzione. Le elezioni vengono celebrate il 27 febbraio del ’49. Torna in carica una maggioranza socialcomunista. Gino Giacomini, che è il nuovo Segretario di Stato agli Esteri, il 16 marzo scrive a Londra per richiedere di nuovo il risarcimento. Addirittura, nella sua richiesta scrive che, se proprio non ci si riesce a mettere d’accordo, si potrebbe richiedere una commissione d’inchiesta internazionale.
Questo sarebbe un vero problema per gli inglesi. Infatti è il tempo in cui il diritto internazionale sta facendo cambiamenti epocali: nasce l’ONU, viene redatta la Carta dei diritti dell’uomo, eccetera. Gli inglesi chiedono lumi agli esperti, i quali precisano che di fronte ad una corte internazionale, vinceranno i sammarinesi in quanto paese neutrale. Quindi decidono di fare un’altra offerta.
Solo che è vergognosa, perché prendono i report del ’45 degli Ufficiali di Coordinamento e fanno un calcolo molto arzigogolato perché nel frattempo c’è stata l’inflazione sia in Italia, sia in Inghilterra, è cambiato il rapporto lira / sterlina: nel ’45 ci volevano 550 lire per una sterlina, nel ’49 ce ne volevano 2100. Alla fine dicono: 26 mila sterline vanno benissimo! Che praticamente corrispondono ai 10 milioni dell’epoca.
Mandano il loro ambasciatore a parlare con Gino Giacomini, il quale però fa capire bene che San Marino non accetta.
C’è da dire che in quegli anni, il governo sammarinese aveva difficoltà economiche per diversi aspetti. In primis, perché l’Italia continuava a ritardare il pagamento del canone doganale. Durante la guerra non era mai stato pagato, dopo la guerra avremmo avuto il diritto di ricevere le annate non pagate e soprattutto bisognava pensare ad una rivalutazione dal momento che l’inflazione altissima aveva impoverito quella cifra. Il canone doganale ci veniva pagato dal 1862 e per anni aveva rappresentato il cespite d’entrata più importante del nostro bilancio.
Ma l’Italia ormai è chiaramente schierata, e quindi si innesca una serie di tensioni politiche. Non solo ma non c’è modo di fare un accordo per far ripartire il trenino, che sarebbe stato un volano per la nostra economia.
Gli inglesi non ci pagano il risarcimento, perciò, ripartire, era oggettivamente difficile. Così, si registra un’altra ondata di emigrazione tanto forte quanto quella avvenuta alla fine dell’Ottocento. Migliaia di sammarinesi che devono andare a cercare lavoro altrove.
Il governo socialcomunista, non sapendo dove andare a trovare risorse per finanziare le casse dello Stato, crea il Casinò. È una storia complessa anche questa. Che si rivela molto dolorosa perché l’Italia non vuole questa iniziativa e ci mette il blocco ai confini. Dentro questa vicenda si muovono molte dinamiche e molti personaggi, alcuni anche poco chiari.
Il console inglese a Firenze, ci tiene sotto osservazione manda continuamente i suoi report a Londra.
Vi potete immaginare che raccontare fuori territorio che a San Marino, un governo socialcomunista, per mantenersi, si è fatto un Casinò, fa sorridere, sembra quasi un ossimoro: il massimo del capitalismo realizzato dai comunisti.
Sulla base di questi continui report, a Londra si matura l’idea che, sostanzialmente, non si vuole aiutare un governo social comunista a venire fuori dai guai. …
Ma non è così scontato che, anche facendo delle nuove elezioni si cambi governo. Praticamente, San Marino si trova in mezzo a rapporti internazionali complicatissimi, sui quali non può intervenire in alcun modo.
Nel ’51, anche su sollecitazione di dei democristiani sammarinesi, il governo Scelba, mette il blocco ai confini per la questione del casinò.
Nel ’52 ci sono delle nuove elezioni e va su un altro governo social comunista. Agli Esteri c’è Gino Giacomini, che torna subito alla carica per il risarcimento. Ormai era stato provato di tutto, si decide di scrivere alla regina. Era appena salita al trono Elisabetta II.
San Marino non ha neppure i soldi per pagare un traduttore, ma ha valenti professori e allora scrive la sua petizione in latino. Vi assicuro che è una cosa commovente.
A quel punto, succede quello che il Foreign Office non avrebbe mai voluto: la questione arriva in parlamento. E si scatena il putiferio. I labour sono per dare il risarcimento, i conservatori dicono: perché dovremmo finanziare i comunisti? Alla fine, la petizione viene respinta e la regina non può andare contro il suo parlamento.
Nel ’53, i Sammarinesi ritornano all’attacco con una lettera documentatissima, nella quale mettono tutte le prove possibili e immaginabili che quel giorno non c’erano tedeschi a San Marino, chiedono consulenze a grandi giuristi italiani e, a un certo punto scrivono: “Non possiamo accettare questa compensazione ex gratia”. È la formula usata da sempre dagli inglesi, è legale per carità, ma significa: vi diamo qualcosa per bontà d’animo, ma che non vi dobbiamo legalmente. Un aspetto estremamente spiacevole dal punto di vista sammarinese. Quindi, nella nuova richiesta che viene inviata, i Sammarinesi scrivono: “Noi vogliamo giustizia, non vogliamo la carità.”
Nell’aprile del ’55, gli inglesi rilanciano una nuova offerta, questa volta un po’ più alta perché San Marino continua a minacciare di rivolgersi a un tribunale internazionale. E adesso cominciano ad avere paura, perché le condizioni internazionali sono cambiate. Offrono 40 mila sterline.
A San Marino c’è un nuovo governo social comunista, chiede 100 mila sterline.
Poi arrivano i fatti di Rovereta, nel 1957 e qui, dopo 12 anni, cambia il governo, che diventa a guida democristiana.
Per sommi capi possiamo dire che il nuovo Segretario agli Esteri Federico Bigi porterà avanti tutta la trattativa, chiaramente giocando sul fatto che ha bisogno di consolidare il suo nuovo governo e ha bisogno di una cifra diversa. Alla fine riuscirà, tirando, tirando, tirando, ad arrivare ad 80 mila sterline, che sono arrivate nel ’61. La nota finale, che viene accordata tra i due Paesi, è un tripudio di convenevoli, stima reciproca, viene raccontata tutta la storia di San Marino, cita Napoleone, e si fa la pace. Ma rimane sempre la formula ex gratia.
In conclusione vorrei sottolineare il rapporto che, in questo periodo difficilissimo, San Marino ha intrattenuto con gli altri Stati. Un Paese molto piccolo e poverissimo, che all’improvviso che si è trovato fiondato in una storia molto più grande di sé, in una dimensione internazionale difficilissima da gestire, e che è riuscito, in un modo o nell’altro, nonostante la tragedia, a uscirne integro come Stato, fatto che non era per nulla scontato.
Forse, anche oggi, bisognerebbe ritrovare quell’amor di Patria, quell’unità di popolo, quell’umiltà che hanno salvato la nostra Repubblica.
Angela Venturini
Foto di Augusto Gatti e Marino Giardi